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EDITORIALE

  

Il porto come struttura urbana

 

Il porto: fronte sul mare, ma anche luogo della città.

Se dalle origini ha permeato gli spazi, l’economia, la vita stessa della città, oggi il porto, soprattutto se di grandi dimensioni,  tende a svilupparsi al di fuori delle aree urbane, seguendo il proprio impulso dinamico. Esige grandi spazi, una macchina organizzativa complessa ed efficiente, l’inserimento in una rete infrastrutturale capace di mettere in relazione trasporto marittimo, ferroviario e stradale. Pertanto, spesso, l’operatività portuale è stata trasferita ai margini del centro storico, in un “altrove” capace di assorbire l’impatto fisico dei traffici in rapido incremento.

Così la città può recuperare edifici, banchine, piazzali non più utilizzati per il servizio portuale. Può renderli nuovamente accessibili abbattendo le  recinzioni, soprattutto può trasformarli in occasione per riprogettare una porzione di città cospicua e preziosa: quella, appunto, del lungomare.

Abbiamo preso in esame le tendenze di sviluppo di alcuni porti (Barcellona, Venezia) in funzione delle moderne tecniche di trasporto (che impongono le grandi navi container e puntano alle autostrade del mare, soprattutto guardando alla relazione con l’abitato. Il secondo spunto è proprio la rielaborazione del waterfront, con esempi significativi provenienti da Svezia  e isole Canarie; progetti d’autore ci sono stati segnalati anche a Saint Nazaire, NewYork e sul lungomare di Vigo, in Galizia.

Il nostro Forum sulla qualità dell’architettura prosegue con un approfondimento sul  basilare  tema della formazione. Nuova l’idea di comunicare l’architettura al grande pubblico, che si è tradotta, recentemente, in una trasmissione radiofonica.

Che il mondo dei trasporti ispiri un artista, accade raramente. Quarant’anni fa venne bandito il Premio Nazionale di Paesaggio Autostrada del Sole, ed uno dei pittori che affrontarono il tema del rapporto fra natura e meccanica scelse come soggetto un bel viadotto d’autore. Fu un esemplare, raro incrocio di intuizioni tese  a promuovere (da parte del committente), disegnare (come fece l’architetto), capire (e questo era compito dell’artista) un elemento artificiale che ben si armonizzava col paesaggio.

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