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EDITORIALE

  

Progetti per le vie d’acqua

 

 

 

 

Poche persone sanno con precisione cosa sono le Autostrade del mare: un segno, già questo, della scarsa considerazione finora riservata ai trasporti sulle vie d’acqua. Abbiamo infatti una vocazione irrinunciabile ai trasporti per le vie terrestri, anzi puntiamo decisamente su quelli stradali, e le conseguenze le constatiamo percorrendo le autostrade, sottoposte al crescente assedio dei tir. Si è calcolato che il traffico stradale dell’Europa dei quindici aumenterà del 60% entro il 2012, del 100% entro il 2020 nei nuovi dieci paesi membri. Questa è la prospettiva, i risultati immaginabili.

Eppure le alternative ci sono: la prima riguarda, appunto, i trasporti sulle vie d’acqua, che  dovrebbero essere congeniali ad un paese come il nostro,  circondato dall’acqua e collocato in posizione baricentrica nel Mediterraneo.

Nell’Unione Europea, l’interesse per la portualità e le Autostrade del mare sta crescendo; l’obiettivo di trasferire quote di traffico rilevanti dalla strada al trasporto marittimo e al combinato ferroviario è sostenuto da una serie di iniziative e progetti. Nel disegno delle grandi direttrici di trasporto, le Autostrade del mare attraversano il Mediterraneo investendo i vari paesi che vi si affacciano.  Per attivare in modo efficace e conveniente le Autostrade del mare è necessario intervenire sulle navi, sui porti e sui collegamenti terrestri, in modo da creare un sistema di trasporti efficiente.

Importanti, come alternativa al trasporto su gomma, anche le idrovie, da sempre trascurate, che, da un lato, costituiscono una naturale integrazione alle politiche europee dei Corridoi, dall’altro servono da cerniera di collegamento fra l’entroterra e il mare.

S’impone dunque, anche nel nostro paese, una pianificazione dei trasporti a più ampio spettro, che valorizzi i porti  secondo criteri di competitività e di suddivisione di funzioni e ruoli; le infrastrutture portuali debbono integrarsi con i servizi ferroviari e con un sistema intermodale evoluto. Ma è necessario anche che i piani portuali siano coordinati con i piani urbanistici, per formare una realtà coerente. Non ultimo, si auspica una crescita di sensibilità anche sul piano culturale,  che riporti le vie d’acqua, e in particolare i porti, all’interno di una concezione ampia ed evoluta del paesaggio.

Infrastrutture, modalità organizzative, paesaggio: sono questi i punti-cardine sviluppati dagli esperti che hanno affrontato il tema delle vie d’acqua, accennando anche a ricerche e progetti decisamente innovativi. Comprese le modalità  scelte della città di Amburgo per riqualificare le aree storiche portuali, senza perdere la propria identità di città-porto.

E innovative, in questo caso sul tema dello sviluppo urbano, sono le tesi dei due studiosi intervistati nella sezione Forum: la trasformazione della megalopoli può essere letta come un processo simile a quello che, in biologia, viene definito “evoluzione”; leggendo la città come ecosistema, si possono meglio comprendere i meccanismi che ne regolano l’organizzazione e la dinamica evolutiva.

 

 

 

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