La Rivista
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EDITORIALEPerché questa rivista
Questa rivista prende avvio dalla storia, o meglio da un confronto fra la vita d’oggi e quella dei nostri antenati. Oggi ci spostiamo da un continente all’altro, raggiungiamo monti e vallate disabitate, per lavoro o perché semplicemente ne abbiamo voglia. Cento anni fa viaggiare era una faccenda piuttosto complicata, duecento anni fa praticamente impossibile.La differenza sta nei mezzi di trasporto a disposizione. Per secoli ci sono stati solo modeste carrozze a cavalli, tanto che si preferiva viaggiare, o trasportare mercanzie, lungo i fiumi, risalendo la corrente al traino di animali (archeologia dei trasporti!). Nell’Ottocento il treno, più tardi l’automobile, quindi l’aereo hanno trasformato la nostra vita.Ma generalmente non ci pensiamo, né ci chiediamo quando, e come, sia stata costruita una linea ferroviaria o un aeroporto, o come fossero le autostrade mezzo secolo fa. Che poi una stazione dei treni o un’aerostazione sia interessante sotto il profilo architettonico o sia stata, invece, scopiazzata da un modesto impiegato di ministero, beh … chi se ne accorge meriterebbe davvero un premio per il suo raro senso di osservazione, e soprattutto per la sua capacità di riconoscere il valore estetico anche al di là degli ambiti tradizionali. Già, perché di solito ci accorgiamo solo se alla biglietteria c’è la fila e se i sedili della sala d’attesa massacrano le nostre natiche: non ci viene in mente di guardarci attorno, magari per capire se l’edificio è antico o moderno. L’architettura che siamo disposti ad apprezzare è solo quella consacrata dalle guide turistiche… Questa rivista si propone di farci scoprire, oltreché il mezzo di trasporto nella sua molteplicità e storica manifestazione, i luoghi e le vicende storiche delle infrastrutture di trasporto, non esclusi quelli ausiliari come gli impianti di distribuzione di carburante e gli autogrill.. Si propone di affermare una sorta di “diritto alla bellezza”. Infrastrutture come ponti e viadotti, infatti, vengono spesso disegnate senza pensare che lasceranno sul territorio un’impronta perenne. Noi vorremmo, invece, che i luoghi della nostra vita recassero dei segni ricchi di significato, tali da offrire nuovi stimoli alla nostra percezione, nuovi valori sui quali riflettere. Tanto più che i trasporti, consentendo la mobilità, sono strumento concreto, ma anche simbolo delle relazioni fra le persone, fra i popoli. E un simbolo ha bisogno di assumere una forma pregnante. I trasporti stessi, poi, hanno molteplici legami con la cultura: sono storia e architettura, hanno portato sensibili cambiamenti nella forma delle città e nell’uso del territorio, hanno influenzato l’evoluzione sociale e i comportamenti individuali. Il passaggio dall’uno all’altro mezzo di trasporto ha condizionato profondamente, nel tempo, la psicologia delle persone; la trasformazione più recente e più incisiva è quella prodotta dall’automobile, che ha dato al guidatore l’autonomia di movimento e, in certo senso, la consapevolezza del proprio potere decisionale. Queste connessioni fra trasporti e cultura sono talmente evidenti che dovremmo trovare una nutrita bibliografia, invece il campo è praticamente inesplorato. Allora (passateci la metafora) abbiamo deciso di partire. Con questa rivista.
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