La Rivista
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EDITORIALEDare continuità alle vie terrestri
Le vie terrestri sono quelle naturali, quelle della comunicazione immediata. Le vie terrestri che, anticamente, erano assai più difficili delle vie d’acqua, oggi – nella civiltà degli autoveicoli e (molto meno, purtroppo) del treno – costituiscono, di fatto, l’unico collegamento efficace, a disponibilità totale. Per noi dunque è importante costruire, quando è possibile e realisticamente conveniente, ponti per scavalcare distese d’acqua oppure tunnel per attraversarle in sotterraneo, e viadotti per superare vallate altrimenti invalicabili. In questo numero della rivista affrontiamo il tema della continuità delle vie terrestri ponendo in primo piano un progetto italiano molto rilevante e molto discusso: quello di un grande ponte sullo Stretto di Messina. Vari autori affrontano la questione ponte da punti di vista differenti e complementari, ricostruendo le fasi progettuali a partire dallo storico concorso del 1969, illustrando le ragioni strutturali di quell’opera di alta ingegneria, descrivendo il braccio di mare che separa la Calabria dalla Sicilia e analizzandone la rappresentazione iconografica, a partire da Omero, coi suoi mostri inquietanti. Può, il ponte, turbare quel luogo tuttora radicato nel mito? Oppure l’opera dell’uomo, a lungo desiderata e al tempo stesso temuta, costituirà – come scrive Laura Thermes – “un’espressione naturale, come il logico compimento di un disegno geografico rimasto troppo a lungo interrotto”?. Ci interroghiamo sulla relazione fra natura e opera dell’uomo, e quindi sullo spirito dell’architettura e sulla sua possibilità di interpretare e dare espressione a un paesaggio.Mentre da noi si temporeggia discutendo, altre opere altrettanto imponenti sono state già realizzate, nel mondo, per dare continuità alle vie terrestri. Presentiamo tre differenti strutture: l’Oresund link, complesso sistema che collega Danimarca e Svezia allacciando le due parti di una regione prima solo potenzialmente unita; l’ambizioso, impensabile tunnel sotto la Manica. E il recente altissimo viadotto – impressionante, si dice – che ha consentito di costruire un’autostrada sospesa, letteralmente, nel vuoto nei pressi di Millau.Risalendo indietro nel tempo troviamo, proprio in Italia, il precedente di un’isola artificialmente legata al continente: esattamente 160 fa venne infatti ultimato il lungo ponte ferroviario fra Venezia e la terraferma, 222 arcate di mattoni con profili di pietra d’Istria. Sullo Stretto di Messina sarà un ponte sospeso di calcestruzzo e acciaio, con un’unica campata lunga 3.300 metri. Un segno straordinario dell’ingegneria che si evolve, disegnando nuove forme.
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