La Rivista
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EDITORIALE
Grandi Eventi e sviluppo delle città
La storia recente mostra che le trasformazioni fisiche, economiche e di immagine di una città si legano, sempre più spesso, alla realizzazione di eventi eccezionali. In una situazione di insufficiente iniziativa progettuale nella sfera pubblica, l’evento sembra l’unica spinta capace di produrre un processo di trasformazione urbana. In proposito sono doverose alcune considerazioni.. Se è vero che l’evento costituisce un’occasione di crescita, in quanto induce a predisporre progetti e, soprattutto, consente di ottenere i finanziamenti necessari per realizzarli, è indubbio che la programmazione “di occasione” rischia di essere parziale, frettolosa e insoddisfacente, soprattutto riguardo alla qualità progettuale e alla possibile riconversione degli edifici e delle infrastrutture per il dopo evento (gli effetti sul lungo tempo devono essere previsti, tenendo conto delle aspettative di tutte le parti interessate). Una fondata preoccupazione in tal senso è legata alla tendenza, ormai consolidata, a configurare gli impegni legati a un’Expo, a un meeting politico, a un’Olimpiade come interventi urgenti, con conseguenti competenze e procedure di emergenza, svincolate dalla norme che regolano e controllano le procedure ordinarie. Un altro motivo di prudenza sta nel fatto che l’evento, attirando finanziamenti pubblici e privati, costituisce evidentemente un “grande affare” e sono quindi probabili, molto probabili, infiltrazioni di interessi estranei al benessere dei cittadini. Non è solo una sensazione, ma una consapevolezza, alimentata, con un ritmo sempre più incalzante, da cronache giudiziarie e inchieste giornalistiche. Entrambi questi rischi – la fretta e le “infiltrazioni” – oltre a privarci del profilo di paese moderno e bene amministrato, comportano conseguenze che si configurano anche come inefficacia o precarietà delle strutture e come degrado del nostro paesaggio. Queste considerazioni ci inducono a tenere alto il livello di attenzione, documentandoci sulle fonti di informazione ed esercitando il senso critico. Fatta questa doverosa premessa, la scelta di dedicare un intero numero della rivista a quelli che vengono definiti “grandi eventi” ha un altro obiettivo: ci proponiamo di illustrare alcuni aspetti tecnici e, strategici di quelle operazioni così ricche di conseguenze sul futuro. Ci proponiamo di svelare alcuni aspetti “dietro le quinte”, che l’opinione pubblica, frastornata dagli scandali, finisce per conoscere in modo molto superficiale. Il primo articolo parla delle strategie urbane e territoriali per affrontare il Forum Internazionale delle Culture previsto a Napoli per il 2013. Un confronto interessante e istruttivo è quello dell’Expo che si è svolto nel 2010 a Shanghai: a due anni dai Giochi Olimpici del 2008, la Cina ha confermato la propria capacità organizzativa e di progettazione. I grandi eventi sul waterfront, se ben gestiti, hanno potenzialità formidabili di attrarre una molteplicità di attori e di flussi turistici, rafforzando la posizione della città coinvolta. L’analisi di questi meccanismi viene condotta sulla base di esempi illustri del passato recente che hanno riguardato città come Valencia, Saragozza, Liverpool, Sydney, Atene, Londra, Genova. Fra gli interventi riorganizzativi di una realtà urbana, è importante il miglioramento della sostenibilità ambientale: su questo aspetto ci soffermiamo con riferimento alla città di Roma, che si candida ad ospitare i XXXII Giochi Olimpici del 2020. Riguardo ai contenuti, oggi ci si interroga su tematiche profonde, che riguardano il nostro rapporto con le risorse naturali, con il cibo, con problemi di insufficiente accesso ai beni di sussistenza per un numero crescente di persone: nell’Expo che si terrà a Milano nel 2015 si presenterà l’evoluzione dell’attività primaria, fino al sistema agroalimentare attuale. Si punta, insomma, alla responsabilità. Quella che ci aspettiamo, e che come cittadini dovremmo pretendere, anche nel decidere le sorti delle nostre città. |